venerdì 6 aprile 2007



PRIMO MARE



Grumi di sangue si sciolgono
nel tempio del mio tempo
e il vento di ponente mi trasporta
tra i capelli spettinati
di bambina in posa su una bitta.

Cerco me, nel mio mare,
per capire chi io sia,
come, perché e se vorrei
modificare la cornice del mio seno.


*


Ciondola nel vuoto dondolandosi,
ruota il collo, il pensiero incosciente,
cerca con lo sguardo un ingranaggio
che lo spogli da apatia sonnolente
per percorrere sentieri appena scorti;
nessun tornado o nebbia o pioggia,
né nube o sole o tuono,
al limitare
solo aria immobile e pallida,
e lui paziente
che attende l’incontro
con un soffio di brezza,
energetico miele di eucalipto,
per godere con amplesso lussurioso
e discendere al suo braccio,
al calare delle ombre, sopra il cosmo.


*


Il “nonnino” ha ritrattato la confessione.
Stamani, negando ogni addebito, ha subito dichiarato di aver ammesso la propria colpevolezza solo perché stanco dopo sei giorni di continui interrogatori.
Presidente: “Ma perché allora avete confessato?”.
Imputato: “Ho fatto soltanto ciò che la questura mi chiedeva”.
Presidente: “È vero che voi circuivate l’inserviente altoatesina Giovanna F.?”.
Imputato: “Alla mia età sto in piedi per miracolo”.
Riferendosi ai suoi precedenti, l’imputato ha detto di non essere mai stato un disertore austriaco: “Ho pagato tutti i miei errori; sono venuto in Italia e vi sono rimasto perché di sentimenti italiani. Sono come Cesare Battisti”.
(Il “Giallo del Caffellatte”, tratto da “Il Telegrafo” del 26 novembre 1963)




*


È l’ora di ritirarsi nella foschia marina
per disinfettare le ferite,
sfogliare il libro del presente,
fotografarlo a debita distanza.

È l’ora di riabbracciare l’anima
per recuperarne il fulcro,
volgersi verso un segno, un altro sogno
e rientrare, a viva voce, nella vita.


E di nuovo dalla rupe di Lèucade nel bianco mare mi tuffo,ubriaco d’amore.( Anacreonte versi 31/376 P.)


L’oggi irradia la sua pelle chiara
ancor calda di letargo breve,
la pettina, la lava, l’ara tutta
l’attira a sé lasciandole una benda
a celare quanto a lei sta preparando,

il presente cala
i quadri del prossimo futuro,
e lei, raccolta la sua essenza, s’avvia
a penetrare la trama del destino.


*


Cadevano petali in seta su petali veri
mentre cantava il poeta i suoi versi.

- Che strano vecchio - pensava la bimba
ascoltando il poeta dagli occhi velati.

Poi riprese a giocare in un campo,
e il vento disfece il suo ciuffo
a pochi metri dal mare di maggio.

Marchiava la valle, la voce profonda
del vecchio poeta ormai cieco.

Cadevano petali in seta su petali veri
mentre cantava il poeta i suoi versi.


*


Immersa in versi
sconosciuti,
è strana questa sera
in cui l’aria rarefatta
non lascia trasparire
che ombre opache
ancor più incerte
delle sagome grigie
proiettate dai bambini
sui muri sbiaditi.
Chiudo gli occhi
e attendo i tuoi versi
che poi non sono miei
non sono rivolti a me,
ma parlano di me
senza saperlo


per ritrovare nell’eco del ricordo
l’antico mare amniotico perduto
un inconscio ritorno vagheggiato
ad età inconsapevoli e felici.(F. Berardi)

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